L’autrice ha cancellato 10.000 note e sette anni di appunti dal suo sistema PKM per provare sollievo e silenzio mentale.
Il paradigma del “secondo cervello” promette chiarezza e controllo ma spesso congela la curiosità e sostituisce il pensiero attivo.
La metafora del cervello-archivio è biologicamente inaccurata: la memoria umana è associativa, contestuale ed emotiva.
Gli strumenti PKM possono trasformarsi in trappole di accumulo e rimando, portando a un senso di colpa e ansia per il materiale non consultato.
La cancellazione volontaria è una forma di progetto: sottrazione che affina, libera la mente e permette di concentrarsi su ciò che conta.
L’autrice adotta ora un approccio minimalista: scrive ciò che pensa, elimina il superfluo e utilizza un’unica nota fondamentale per ricordare l’essenziale.
Il vero obiettivo non è gestire la conoscenza ma viverla, fidandosi che le idee importanti riemergano quando servono.
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